Itinerario della colata lavica del 1669
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Tappe del tour
La primitiva Chiesa di Mompilieri era dedicata alla Madonna Annunziata e fu eretta con molta probabilità nel 1446 circa. Durante l’eruzione dell’Etna del 1537, l’edificio fu cinto dalla lava nella parete nord della Chiesa, ed arrestata dal velo di Sant’Agata portato da Catania. Nel 1669 una nuova eruzione dell’Etna distrusse Mompilieri e anche se l’evento si protrasse per quattro mesi, gli abitati non riuscirono a portare via i beni del Santuario che rimasero seppelliti sotto 10 metri di lava. Furono tutti inutili gli sforzi e le campagne di scavo, solo nel 1704, grazie alla manifestazione della Vergine ad una donna, si riuscì ad individuare il punto esatto dove scavare. I ricercatori portarono alla luce il simulacro della Madonna delle Grazie, racchiuso come fosse una cappella intorno alla statua. Cosi, si eresse una nuova Chiesa nel luogo della sua antica sede, venerata da quel momento come Madonna della Sciara, lava. Nel 1923 la Chiesa fu eretta a Santuario Mariano e più precisamente
Prospetti
Il prospetto è edificato secondo il tradizionale schema "a capanna" ma privo di intonaco, lasciato con pietra a vista. Al centro della facciata si erge il maestoso portale in pietra bianca. Sopra di esso si innesta una finestra rettangolare. A sinistra si innesta il salone parrocchiale con il prospetto lasciato a vista come la Chiesa.Di notevole pregio ed importanza il portale dal quale si accede alla grotta del ritrovamento.
Planimetria ed interni
L’impianto planimetrico della Chiesa si sviluppa secondo una geometria a base rettangolare absidata. Degna di nota all’interno, la statua in marmo della Madonna ritrovata. Lo stile interno dell’edificio è eclettico.
Impianto strutturale
La struttura portante dell’edificio è costituita da blocchi di pietra lavica e malta con copertura a volta a tutto sesto.

L’antico edificio fu edificato nel 1500 ed era meta di pellegrinaggio della devozione alla Beata Vergine dell’Aiuto, detta anche del Soccorso. Durante l’eruzione del 1536 l’edificio fu risparmiato, e successivamente con la colata lavica del 1669, esso venne soltanto lambito lateralmente. Oggi la Chiesa è in totale stato di abbandono.
Prospetti
Del piccolo edificio rimane ben poco, il prospetto principale non è più esistente mentre rimangono alcune parti dei muri perimetrali e la parete di fondo.
Planimetria ed interni
Lo spazio interno è composto da una piccola aula rettangolare. Sul muro di fondo permangono tracce dell’affresco della Pietà che rappresenta la Vergine nell’atto di supplica verso il Padre Eterno e l’affresco raffigurante la deposizione di Cristo dalla SS. Croce. Negli anni’50 fu rimosso il portale in pietra lavica che oggi è deposto all’ingresso della “Grotta del Ritrovamento” del Santuario di Mompilieri. Altri resti sono sotto l’antica pavimentazione, dove era visibile l’accesso per la sepoltura e la tumulazione.
Impianto strutturale
La struttura dell’edificio è costituita da muratura portante in pietra lavica e malta.

La denominazione della Chiesa risale alla tradizione di giungere in pellegrinaggio in questa Chiesetta ed offrire le figlie sotto lo sguardo protettivo della Beata Vergine Maria. Il primitivo impianto della Chiesa fu eretto tra il XVI – XVII e venne risparmiato dall’eruzione lavica del 1669. Narra la tradizione che alcuni giorni prima del terremoto del 1693 l’immagine della Madonna raffigurata nell’affresco emise un abbondante sudore e sgorgarono lacrime dagli occhi della Beata Vergine, a monito di ciò che stava per succedere. In ricordo dell'avvenimento si legge: “In sudore vultus mei, hanc patriam liberavi, ab ingenti terremotu anni 1693”. I terremoti seguenti danneggiarono la struttura tanto da erigere dei contrafforti che ne stabilizzassero il peso ed evitassero il ribaltamento delle pareti laterali. Negli anni, la Chiesa fu abbandonata e solo di recente è ritornata ad essere meta di pellegrinaggi.
Prospetti
Il prospetto della piccola Chiesa è edificato secondo il tradizionale schema "a capanna" ma privo di intonaco, interamente in pietra lavica. Al centro della facciata una porta incorniciata da pietra bianca da accesso alla Chiesa. Nel lato destro dell’edificio si innesta un piccolo campanile.
Planimetria ed interni
L’impianto planimetrico della Chiesa si sviluppa secondo una geometria a base rettangolare. Pregevoli sono gli affreschi interni. Sull’altare principale è posto quello che raffigura Sant’Anna con la Madonna bambina e San Gioacchino. Sulla parete laterale, l’affresco raffigurante Maria Santissima Liberatrice dal fuoco materiale e spirituale. La pavimentazione dell’aula è in cotto.
Impianto strutturale
La struttura portante dell’edificio è costituita interamente da blocchi di pietra lavica e malta con copertura a capriate ricoperte in cannucciato che sorreggono il tetto sormontato da tegole.
L’attuale impianto della Chiesa fu edificato agli inizi del XVIII secolo dagli abitanti del sito e dal Duca di Massa che ne pagò le spese. Nel 1669, a seguito dell’eruzione dell’Etna, l’edificio antico fu distrutto e successivamente ricostruito. L’erezione canonica della parrocchia risale al 1946, e più precisamente al 20 febbraio del 1946.
Prospetti
L’edificio si erge nella piazza di Massannunziata, prospiciente ad una delle arterie principali del comune. Il prospetto è edificato secondo il tradizionale schema "a capanna" inquadrato da lesene che incorniciano la superficie piana. Al centro della facciata si erge il maestoso portale in pietra lavica con timpano aperto. Sopra di esso si innesta una finestra con vetri colorati in pietra lavica che richiama il portale nelle sue geometrie. A sinistra si innesta il salone parrocchiale con un prospetto che ricorda gli elementi della Chiesa. Il campanile si innesta nella parte destra dell’edificio, mostra delle piccole feritoie in tutta la sua altezza ed un orologio; è concluso superiormente da fornici su tutti e quattro i lati.
Planimetria ed interni
L’impianto planimetrico della Chiesa si sviluppa secondo una geometria a base rettangolare absidata. Degno di nota l’interno in cui si erge l’altare in marmo, prettamente barocco e parti della primitiva Chiesa, tra cui fonte battesimale in marmo e pietra lavica. Il pavimento è prevalentemente in argilla con inserti in pietra lavica.
Impianto strutturale
La struttura portante dell’edificio è costituita da blocchi di pietra lavica e malta con copertura a volta a tutto sesto lunettata.
L’antico edificio fu edificato nell’epoca in cui i cimiteri non erano diffusi e vi si seppellivano gli abitanti del piccolo borgo, nella cripta sottostante la Chiesa.
Prospetti
I prospetti sono privi di intonaco e finitura; sulla facciata dell’edificio a capanna rimane la sagoma del portale, anche se tamponato con mattoni. Sotto il verde ormai preponderante, si erge esile a sinistra una piccola cella campanaria a vela. La copertura è interamente crollata, permane il pericolo di crollo delle residue tegole.
Planimetria ed interni
Lo spazio interno è composto da un’aula unica rettangolare dove permangono gli altari laterali, e più precisamente sul quello destro permane un affresco rappresentante Santa Lucia dove sullo sfondo è rappresentata una torre, attribuita a Torre del Grifo. Altri resti sono alcune mattonelle esagonali dell’antica pavimentazione.
Impianto strutturale
La struttura dell’edificio è costituita da muratura portante in pietra lavica e malta.
Prospetti L’edificio è prospiciente la strada di collegamento tra Mascalucia e Massannunziata. L’antico palmento contiene al suo interno i resti della piccola Chiesetta di Sant’Antonio. Il prospetto su strada della proprietà delinea una facciata rustica, con pietra a vista e innesti in mattoni, sicuramente frutto di diversi rimaneggiamenti. La copertura è in coppi, su travatura lignea. Impianto strutturale La struttura dell’edificio è costituita da muratura portante in pietra lavica e malta.
La costruzione dell’edificio ebbe inizio nella seconda metà del XVIII secolo e fu completato solo nel XIX secolo.
Prospetti
La facciata dell’edificio è costituita in sommità da un frontone curvo, incorniciato da formelle di terracotta che ne cingono i confini. Sulla superficie piana della facciata si colloca il portale rettangolare e finestra rettangolare in linea con l’asse centrale del portale. A destra dell’edificio, in una posizione arretrata rispetto al fronte della facciata, si erge il campanile a pianta quadrata, con una guglia in sommità.
Planimetria ed interni
L’impianto planimetrico della Chiesa è costituito da un’unica aula rettangolare con il presbiterio absidato. Sull’altare maggiore spicca la statua della Madonna. L’interno dell’aula è scandito da un apparato decorativo eclettico.
Impianto strutturale
La struttura portante dell’edificio è costituita da muratura in conci irregolari di pietra lavica e malta. L’aula è ricoperta da una volta a tutto sesto lunettata.
L’edificio fu costruito tra la fine del XVII e la metà del XVIII sec. in seguito all’eruzione etnea del 1669 che rase al suolo il casale di San Pietro Clarenza. 1926 (erezione canonica carattere generale). La chiesa è stata eretta in parrocchia nel 1926 e più precisamente il 21 giugno 1926.
Prospetti
La facciata dell’edificio è piana, a capanna, costituita in sommità da un timpano triangolare. E’ inquadrata da due paraste laterali che ne delineano i confini. Sulla superficie piana della facciata si colloca il portale rettangolare in pietra scolpita e finestra rettangolare in linea con l’asse centrale del portale. A sinistra dell’edificio si erge il campanile a pianta quadrata.
Planimetria ed interni
L’impianto planimetrico della Chiesa è costituito da un’unica aula rettangolare con il presbiterio leggermente rialzato dal piano dell'aula. L’interno dell’aula è scandito dall’apparato tuscanico, superstite dell’apparato precedente tardobarocco.
Impianto strutturale
La struttura portante dell’edificio è costituita da muratura in conci irregolari di pietra lavica e malta. L’aula è ricoperta da una volta a tutto sesto lunettata.
E’ l’edificio più antico del casale di San Pietro Clarenza, anticamente di proprietà dei Clarenza. Alcuni documenti antichi comunali testimoniano che nel 1816 gli eredi del Principe Giuseppe Clarenza erano titolari di una rendita relativa ai terreni in cui ora sorge il Caseggiato. Questi furono in seguito acquistati da una famiglia nobile catanese, i Mannino. Vi abitò il Cavaliere Antonio, in seguito anche Sindaco di San Pietro Clarenza, finché i nipoti non ne reclamarono la proprietà in quanto appartenente al fratello. Oggi, il Caseggiato, ospita la biblioteca comunale.
Prospetti
L’edificio è ubicato su Piazza della Vittoria. La facciata è piana con un basamento in conci di pietra lavica; il cantonale ed i portali sono anch’essi rivestiti in pietra lavica.
Planimetria ed interni
L’ambiente interno dell’edificio comprende 14 stanze, un grande salone ed un cortile in cui è ubicata una caratteristica cisterna.
Impianto strutturale
La struttura dell’edificio è costruita in conci di pietra lavica e malta.
I resti della Torretta si trovano nel quartiere Maddi e si rifanno probabilmente ad un’antica torre di vedetta edificata a fine ‘800. La torretta rappresenta uno dei punti panoramici più alti del Comune di San Pietro Clarenza, da questo il nome di Belvedere. La struttura dell’edificio è costruita in blocchi di pietra lavica e malta. Si erge alta su di un podio ed è costituita da terrazzamenti. È caratterizzata da diverse rampe di scale che si intersecano fino ad arrivare in cima.
Il Monumento è una costruzione commemorativa risalente alla Prima Guerra Mondiale e commemora i caduti di San Pietro Clarenza. In un primo momento il monumento era situato in Piazza della Vittoria, successivamente fu spostato nella villetta, tra via Rimembranze e via Bellini dov’è tuttora situato. Il monumento è costituito da due corpi. Il primo, in posizione avanzata, è curvo ed in pietra lavica su cui è inciso “CARSO VITTORIO VENETO”; sul corpo retrostante, invece, rivestito con lastre di marmo, sono incise sopra in una lapide il nome dei Caduti di guerra.
Nei pressi del centro abitato di San Pietro Clarenza, a qualche centinaio di metri dal sito cimiteriale, si trova una cava di pietra lavica da cui si estraggono i prismi basaltici più grandi esistenti in tutto il comprensorio etneo. La cava ancora in esercizio presenta una parete rocciosa di altezza di oltre 20 m da cui è possibile ammirare un meraviglioso spaccato della colata del 1669. L’abbattimento del fronte di cava avviene secondo tecniche di estrazione che vengono applicate solo per le cave di pietra lavica, operando con mezzi meccanici alla base della colata, tramite la parziale rimozione dello strato di terra rossa che inevitabilmente rende instabile l’ammasso roccioso sovrastante fino a provocarne la “cascata”. La pietra lavica rappresenta per il comprensorio etneo un elemento molto importante per la storia ed il paesaggio architettonico dei centri abitati etnei, infatti, come testimoniato dai numerosi, centri storici, edifici, chiese, sedi stradali, piazze ecc., la pietra lavica rappresenta uno stile architettonico locale, unico nel suo genere in quanto le caratteristiche della pietra (cromatura, resistenza, durabilità, ecc) sono riscontrabili solo nei giacimenti lapidei ricadenti nelle colate storiche dell’Etna. Dalla pietra lavica si ottengono sia prodotti per l’arredo urbano che per l’edilizia delle costruzioni e, finanche, una gamma di prodotti di estrema raffinatezza che vengono commercializzati nel settore della bigiotteria e della linea benessere. La lavorazione della pietra lavica non avviene solo in modo industriale, ma anche in maniera artigianale, grazie all’esperienza di artigiani che nelle loro piccole botteghe continuano ancora a lavorare la pietra secondo le antiche tradizioni. La colata del 1669 ha ricoperto una vastissima superficie che comprende i centri abitati di Nicolosi, Mascalucia, Belpasso, San Pietro Clarenza, Camporotondo Etneo, Misterbianco e, finanche, una parte della città di Catania. Le lave del 1669 hanno il tipico aspetto scoriaceo, con superficie irregolare e frastagliata che rendono difficilmente coltivabili i terreni in affioramento. Sotto la coltre scoriacea si rinviene, invece, la parte massiva basaltica, costituita da roccia molto compatta e di ottime proprietà meccaniche. Il Paesaggio locale è inevitabilmente connesso con la presenza delle lave del 1669 e nei territori compreso tra San Pietro Clarenza e Camporotondo Etneo è possibile ammirare la struttura della colata lavica in tutta la sua integrità e bellezza. Le lave etnee non solo hanno caratterizzato il paesaggio locale, ma hanno anche creato un particolare ecosistema ideale per la crescita di alcune specie vegetative mediterranee, tipiche del paesaggio etneo.
Il primitivo impianto della Chiesa risale con molta probabilità ad una ristrutturazione di un edificio danneggiato dal sisma del 1693.
Prospetti
La facciata dell’edificio è piana, ad un ordine, inquadrata da cantonali in pietra bianca e con campanile sommitale a vela. Sulla superficie piana della facciata si colloca il basamento in pietra lavica ed un portale rettangolare sormontato da un’apertura circolare incorniciata da pietra bianca, in linea con l’asse centrale del portale.
Planimetria ed interni
L’impianto planimetrico della Chiesa è costituito da un’unica aula rettangolare con il presbiterio di forma quadrangolare, leggermente rialzato dal piano dell'aula; la cantoria si sviluppa sopra il vestibolo. L’interno dell’aula è suddiviso in cinque campate da un partito architettonico in stile tuscanico.
Impianto strutturale
La struttura portante dell’edificio è costituita da muratura in blocchi di pietra lavica e malta.
Il primitivo impianto della Chiesa risale con molta probabilità ad una ristrutturazione ed ampliamento di un edificio danneggiato dal sisma del 1693; di questo primo edificio resterebbero i due portali in pietra lavica della facciata e del campanile. 1926 (erezione canonica carattere generale). La chiesa è stata eretta in parrocchia il 21.06.1926
Prospetti
La facciata dell’edificio è piana, costituita da un timpano triangolare, con tetto a spiovente, su cui terminali si ergono due statue. E’ inquadrata da due paraste laterali che ne delineano i confini. Sulla superficie piana della facciata si colloca il portale rettangolare con timpano semicircolare e finestra rettangolare in linea con l’asse centrale del portale. A sinistra dell’edificio si erge possente il campanile a pianta quadrata, distaccato dalla Chiesa a causa della presenza, in mezzo, della casa canonica. La torre campanaria è scandita da partizioni orizzontali che definiscono tre parti rispettivamente arricchite dal portale d’ingresso in pietra lavica, l’orologio e la cella campanaria. La copertura è a capanna con tetto spiovente.
Planimetria ed interni
L’impianto planimetrico della Chiesa è costituito da un’unica aula rettangolare con il presbiterio leggermente rialzato dal piano dell'aula; la cantoria si sviluppa sopra il vestibolo. L’interno dell’aula è suddiviso in cinque campate da un partito architettonico in stile tuscanico.
Impianto strutturale
La struttura portante dell’edificio è costituita da muratura in conci irregolari di pietra lavica e malta.
Un’iscrizione su una lastra di marmo in facciata riporta la data del 2007.
Prospetti
L’edificio è ubicato al centro di una grande piazza all’interno del Villaggio San Antonio Abate. Durante le celebrazioni del Santo, sono stati piantati alberi di ulivo nel piazzale della Chiesa. La costruzione è formata da più corpi. Al centro, la Chiesa ad unica navata. La facciata è piana, a capanna con un ampio portale d’ingresso. La torre campanaria s’innesta a destra, con un singolo accesso, ed un’ampia finestra in sommità.
Planimetria ed interni
L’ambiente interno dell’edificio è caratterizzato da una navata longitudinale. La copertura dell’edificio è costituita da coppi su una struttura a travatura lignea. Sulla navata centrale la copertura è a due falde, ad una sola falda in quelle laterali e sul campanile.
Impianto strutturale
La struttura dell’edificio è interamente costruita in calcestruzzo.