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Itinerario delle Emergenze Naturalistiche e Culturali di Mascalucia

ANDIAMO

Tappe del tour

La costruzione di questa cappella risale ai primi secoli del Cristianesimo. Fu una delle Chiese suffraganee dedicata a Sant’Antonio Abate e parrocchia del Casale. Il Tempio di Sant’Antonio sia stato anche sotto la giurisdizione dell’ordine Teutonico e poi, abolito questo, sotto quella dell’ordine di Malta.

Prospetti

L’imponente cappella sorge all’interno del cimitero di Mascalucia. Il prospetto principale è caratterizzato da pietra a vista su cui si erge un particolare portale tardo-Gotico a sesto semicircolare in pietra bianca riccamente decorato con motivi che rimandano alla natura, sorretto da capitelli fitomorfi. Sopra il portale si innesta una finestra circolare bicroma, costituita da blocchi di pietra bianca calcarea e nera lavica disposti a raggiera. Lateralmente si innesta il campanile, probabilmente successivo, a pianta quadrata, connesso alla Chiesa attraverso un arco. In sommità si innestano due colonnine con al centro una campana.

Planimetria ed interni

L’ingresso è posto ad oriente, l’edificio è ad unica navata rettangolare, divisa dalla cappella da un arco a sesto acuto. Il presbiterio è leggermente più alto rispetto alla navata.

La pavimentazione è unica a parte una particolare fascia di pietra lavica che divide in due longitudinalmente la navata, frutto della necessità di separare l’uditorio maschile da quello femminile.

Impianto strutturale

L’edificio è costituito interamente in conci di pietra lavica e malta. La copertura è costituita da travatura in legno.

L’attuale impianto della Chiesa fu edificato alla fine del XVIII secolo su una precedente edicola votiva.

Prospetti

Il piccolo edificio rurale si innesta a sud di Mascalucia, prospiciente ad una delle arterie principali del comune. Il prospetto è edificato secondo il tradizionale schema "a capanna" inquadrato da lesene che ne scandiscono la superficie piana. Al centro della facciata si erge il portale in pietra ad arco a tutto sesto con paraste laterali che sorreggono la trabeazione. Il concio della chiave di volta è decorato con un mascherone di pietra mentre sopra il cornicione sono presenti due conchiglie. Il campanile si innesta nella parte destra dell’edificio ed è concluso superiormente da una vela a due fornici. Le campane della Chiesa attualmente sono conservate nella Chiesa di San Vito.

Planimetria ed interni

L’impianto planimetrico della Chiesa si sviluppa secondo una geometria a base rettangolare absidata. L’interno è semplice e decorato in oro, ma di notevole pregio è l’altare ligneo. Questo è decorato con disegni dorati ed è inserito in una nicchia affrescata le cui scene raffigurano Gesù deposto dalla croce tra le braccia di Sua Madre, Sant’Agata con sullo sfondo l’Etna a sinistra, Santa Sofia a destra.

Impianto strutturale

La struttura portante dell’edificio è costituita da blocchi di pietra lavica e malta con copertura a volta a tutto sesto.

Il monumento si erge nella zona meridionale del Comune di Mascalucia, e la sua denominazione commemora le Missioni che i Padri Passionisti facevano all’estero. Il monumento si erge su di un podio formato da tre gradini in pietra lavica. Sul basamento marmoreo, è inciso sopra: “IN HOC SIGNO VINCIS. INDULGENZA 200 GIORNI A CHI RECITA UN CREDO CARDINALE NAVA". Sopra di questo, una colonna marmorea.

Il Monumento è una costruzione commemorativa risalente al 1929, inaugurata il 24 maggio del 1929 durante il VII anno dell’era Fascista e commemora i caduti di Mascalucia nel corso della Prima Guerra Mondiale. Il monumento si erge su una piccola piazza prospiciente via Etnea, ad angolo con via Tremestieri. La sua forma ricorda quella del fascio littorio emblema dei Fasci italiani di combattimento. In sommità dell’opera è posta un’aquila ad ali spiegate e sui quattro lati del basamento del fascio sono situate delle lastre in marmo bianco riportanti i nomi dei mascaluciesi morti. Nella parte retrostante è incisa la data dell’inaugurazione del monumento. Al tramonto della Seconda Guerra Mondiale, la scure del fascio fu divelta e vennero aggiunte alle precedenti lastre, altre, riportanti i nomi dei caduti della guerra conclusa. Inoltre, davanti il monumento vennero posti un cannone anticarro e un cannone antiaereo risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.

Il nome della villa deriva dalla proprietaria del terreno su cui oggi sorge, la signora Maria, moglie del cav. Salvatore Di Stefano Giuffrida, che fu sindaco di Catania.

Prospetti

La villa ha ingresso su strada, nel centro storico di Mascalucia, e si erge su di un terreno che, un tempo, era coltivato a vigneto. L’edificio svetta imponente, grazie alla posizione privilegiata su di un podio. La costruzione è caratterizzata dallo stile liberty in cui interagiscono diversi stili architettonici come il moresco, l’arabo, l’egiziano ed il floreale. Retrostante al prospetto principale, si erge la torre merlata, con trifore e bifore a vetri policromi. La villa è immersa nel verde che costituisce la vigna, in cui nel 1905 fu costruito anche un palmento.

Planimetria ed interni

La costruzione si presenta su due elevazioni. Al piano terra si trova la zona giorno costituita dal soggiorno, cucina e sala da pranzo dal gusto africano. Una scala marmorea permette l’accesso al piano primo in cui si trovano le stanze decorate con affreschi e stucchi in stile arabeggianti.

Il primitivo impianto dell’edificio risale al XVI secolo; era un luogo votivo, di cui non si hanno molte informazioni fino al 1571, anno in cui viene citato durante una visita pastorale. Con la fondazione della Confraternita di San Vito avvenuta nel XVIII secolo, di cui rimane incisa la data sul portale d’ingresso laterale, la Chiesa fu ampliata. San Vito fu proclamato patrono di Mascalucia nel 1771. Quindici anni dopo, iniziarono i lavori di ampliamento dell’edificio che inglobò quello precedente, modificando la conformazione da una a tre navate. In seguito al terremoto del 1818, la Chiesa venne nuovamente danneggiata e restaurata a partire dal 1839. Ulteriori ristrutturazioni furono portate avanti nel corso della seconda metà del XX secolo e ne fu restaurata la facciata nel 1999 e parte della copertura nel 2004. La chiesa è stata elevata a parrocchia nel 1944 e più precisamente il 14 giugno del 1944.

Prospetti

Il prospetto è costituito da una facciata tripartita di cui la parte centrale leggermente aggettante, inquadrata da doppie lesene e da cornici costituite da fasce di pietra lavica. Al centro della facciata si erge il portale bronzeo, realizzato dallo scultore Gerbino, in pietra con paraste laterali che sorreggono la trabeazione ed il timpano, sul quale risiedono le statue di un cane (fedeltà) e di un leone (nobiltà). Al portale centrale si affiancano i due portali di accesso alle navate laterali, anch’essi in pietra calcarea bianca, sormontati da aperture ogivali. Il secondo ordine prosegue con una finestra centrale ed orologio nella parte soprastante, mentre lateralmente è concluso da volute che si raccordano al piano superiore. Nel 1938 sono state poste le statue di San Modesto e Santa Crescenzia. Il campanile si innesta nella parte sommitale della facciata con tre fornici, concluso dal timpano.

Planimetria ed interni

L’impianto planimetrico della Chiesa si sviluppa secondo un impianto basilicale costituito da tre navate con transetto. L’interno è costituito da decorazione in stile eclettico ed è successivamente stato arricchito con altari. Le navate laterali sono sormontate da volte a crociera. Elemento di pregio è la statua seicentesca del protettore San Vito custodita all’interno di un altarino, oltre numerose tele degne di nota. Tra queste menzioniamo quella dedicata alla “Madonna della Lettera”, opera dell’artista messinese Tuccari e la pala d’altare raffigurante la “Visita di San Vito a Sant’Artemia” del 1857, opera del pittore Michele Rapisardi. La copertura è costituita da doppia falda per quanto riguarda la navata centrale, mentre a falde inclinate per le navate minori laterali, ricoperta in coppi su struttura lignea.

Impianto strutturale

La struttura portante dell’edificio è costituita da blocchi di pietra lavica e malta con copertura a volta a tutto sesto lunettata e cupola all’incrocio della navata centrale e transetto.

L’antico Palazzo Municipale, oggi è sede della Biblioteca Comunale.

Prospetti

L’imponente palazzo sorge su una delle arterie principali del Comune di Mascalucia, quasi in posizione frontale rispetto la Chiesa di San Vito. Il prospetto principale è caratterizzato da una partizione orizzontale che divide il piano terra dal primo piano. Il basamento del piano terra è in pietra lavica; cornici in pietra racchiudono le aperture. La facciata è scandita da paraste; il portale imponente si erge, con il balcone al piano superiore.

Planimetria ed interni

La costruzione si presenta su due elevazioni. Il piano terra era adibito a prigioni mentre oggi, le celle restaurate ospitano le carte dell’archivio. Una scala marmorea permette l’accesso al piano primo in cui si trovava l’aula consiliare. Oggi, i vani su strada, ospitano anche gli uffici del GAL.

L’edificazione dell’edificio risale a metà del XVIII secolo per opera della confraternita di San Nicola. Fu abbandonata dalla Curia agli inizi degli anni ’40 del XX secolo. L’attuale impianto della Chiesa ospita all’interno l’auditorium comunale “Mauro Corsaro”, inaugurato nel 2003 ed intitolato al prof. Corsaro nel 2016.

Prospetti

Il prospetto è caratterizzato da una facciata piana, racchiusa da paraste laterali in pietra lavica che ne scandiscono i confini. In sommità si erge il timpano innestato su trabeazione. Al centro della facciata si erge il portale in pietra con paraste laterali che sorreggono la trabeazione; in sommità si apre un oculo vetrato. Il campanile si innesta nella parte destra dell’edificio ed è concluso superiormente da una vela a due fornici. Sulla facciata piana si apre un portale in pietra lavica, ingresso alla sagrestia e torre campanaria, e al di sopra, un’apertura ovale.

Planimetria ed interni

L’impianto planimetrico della Chiesa si sviluppa secondo una geometria a base rettangolare, ad unica navata. All’interno è presente un altare centrale con il tabernacolo che ospita il Santo e altri due laterali, le cui alcove erano coperte da due tele; all’interno custodiva le statue di San Nicola e di Santa Lucia.

L’edificazione dell’edificio risale a metà del XVIII secolo per opera della confraternita di San Nicola. Fu abbandonata dalla Curia agli inizi degli anni ’40 del XX secolo. L’attuale impianto della Chiesa ospita all’interno l’auditorium comunale “Mauro Corsaro”, inaugurato nel 2003 ed intitolato al prof. Corsaro nel 2016.

Prospetti

Il prospetto è caratterizzato da una facciata piana, racchiusa da paraste laterali in pietra lavica che ne scandiscono i confini. In sommità si erge il timpano innestato su trabeazione. Al centro della facciata si erge il portale in pietra con paraste laterali che sorreggono la trabeazione; in sommità si apre un oculo vetrato. Il campanile si innesta nella parte destra dell’edificio ed è concluso superiormente da una vela a due fornici. Sulla facciata piana si apre un portale in pietra lavica, ingresso alla sagrestia e torre campanaria, e al di sopra, un’apertura ovale.

Planimetria ed interni

L’impianto planimetrico della Chiesa si sviluppa secondo una geometria a base rettangolare, ad unica navata. All’interno è presente un altare centrale con il tabernacolo che ospita il Santo e altri due laterali, le cui alcove erano coperte da due tele; all’interno custodiva le statue di San Nicola e di Santa Lucia.

L’originario impianto dell’edificio risale alla ricostruzione di una piccola Chiesa, distrutta dal terremoto del 1693. La primitiva Chiesa era votata a San Nicola di Bari, come si è stato possibile capire da alcune iscrizioni rinvenute all’interno. In seguito all’acquisto del casale da parte di Giovanni Massa che regalò alla Chiesa Madre una pala d’altare raffigurante La Madonna della Consolazione, l’edificio cambiò nome. In seguito al terremoto del 1693, l’edificio fu riedificato secondo l’impianto attuale, modificando l’orientamento lungo la direttrice est-ovest. La chiesa è stata elevata a parrocchia nel 1926, più precisamente il 21 giugno del 1926 e fino al 1944 è stata l’unica del Comune. Successivamente fu eretta a Santuario Mariano diocesano nel 1986.

Prospetti

La facciata è eretta su di un basamento in pietra lavica e divisa verticalmente in tre parti da lesene in pietra lavica. In sommità, il prospetto è concluso da un cornicione e da una balaustra in pietra lavica. Al centro della facciata si erge un portale in pietra lavica con colonne basaltiche, ornato da arabeschi a tema naturale e vegetale, sormontato da un’edicola n cui è posta la statua della Madonna. Nella parte sinistra si innesta la torre campanaria con un fornice su ogni lato e che si conclude con una cupola conica rivestita di tasselli di mosaici.

Planimetria ed interni

La planimetria della Chiesa si sviluppa secondo un impianto basilicale costituito da tre navate ed un ampio presbiterio absidato. Non vi è un vero e proprio transetto, ma le ultime cappelle delle navate laterali hanno una profondità maggiore rispetto alle navate laterali. Lavori di restauro condotti anni fa, hanno portato alla luce nella Cappella del Sacro Cuore, il primitivo altare relativo all’edificio originario. L’interno è costituito da decorazione molto ricche. Elemento di pregio sono il coro ligneo nel presbiterio e l’altare del S.S. Sacramento. Tra i tanti dipinti, ricordiamo il quadro del 1600 raffigurante la “Madonna delle Grazie”, opera dell’artista di Monreale Pietro Novelli e la “Madonna della Consolazione”. Altri dipinti sono “La Madonna Addolorata” dell’artista Michele Rapisardi e“L’estasi di Sant’Antonio” di Giuseppe Consoli Guardo. La pavimentazione è in marmo policromo. La copertura è costituita da doppia falda per quanto riguarda la navata centrale, mentre a falde inclinate per le navate minori laterali, ricoperta in coppi su struttura lignea.

Impianto strutturale

La struttura portante dell’edificio è costituita da blocchi di pietra lavica e malta con copertura a volta a tutto sesto lunettata.

L’edificio fu costruito nei primi anni del’700 come casa padronale dei Baroni Rapisardi di Sant’Antonio. Dal 1980 la casa è di proprietà della famiglia Roccuzzo. Oggi l’intero complesso, di cui fanno parte case, orti, palmenti e magazzini ospita “Borgopetra”.

Prospetti

Il piccolo borgo sorge prospiciente via del Teatro, così chiamata perché un tempo il magazzino delle botti, che si trovava in quel luogo, era utilizzato come teatro di marionette. L’ingresso è caratterizzato da un portale bugnato in pietra lavica. I prospetti sono semplici e rispecchiano le tradizioni costruttive del tempo.

Planimetria ed interni

Il piccolo borgo è costituito dal cortile centrale su cui si affacciano la casa del Barone ed altri piccoli edifici oggi adibiti a struttura ricettiva; attorno a questi, orti e giardini. La struttura dell’intero borgo è costituita in muratura in pietra lavica, mentre le coperture, in coppi siciliani su struttura lignea. Elemento di notevole pregio è il cortile, interamente pavimentato in cotto. Il giardino interno alla tenuta ospita cactus, oleandri secolari e molte altre varietà di piante. Negli orti è possibile trovare piantumazioni mediterranee.

I resti dell’antico edificio si trovano presso la Contrada Torre Ombra, all’interno della proprietà dei Fratelli Somma. La prima citazione della Torre fu fatta da Carrara Mongibello” del 1636, in merito dell’eruzione del 1537. I resti sono probabilmente relativi ad una torre medievale o torre di avvistamento. Ciò che rimane è una parte consistente di muratura costituita da conci in pietra lavica e malta alternata da orizzontamenti in laterizio.

Itinerario Religioso delle Chiese della Ricostruzione (post terremoto 1693)